L’altra sera mi sono trovata, un po’ volente, un po’ nolente, a guardare Italia’s got talent. Non lo farò mai più. È qualcosa di deprimente, anzi, no, di umiliante. Perché è sì vero che alcuni bei numeri sono, in effetti, particolari, fuori dal comune e interessanti, ma è altresì vero che la più parte di chi va a proporsi davanti al trio Scotti-De Filippi-Zerbi è per lo più un poveretto senza il senso della misura e senza la percezione di se stesso. Ma veramente per un momento di gloria, o meglio, di visibilità, si è così disposti a sacrificare la propria dignità? Non sto dicendo che nella vita non si debba osare, anzi, per la sottoscritta vale esattamente il contrario, ma prima di esporsi di fronte ad un “grande pubblico”, non sarebbe il caso di valutare se un “piccolo pubblico”, composto da una ristretta cerchia di pochi ma competenti amici e conoscenti certificati non ruffiani abbia gradito la nostra performance? Lo so, lo so, i miei ragionamenti sono troppo sofistici, e infatti la tv è ben lieta di mostrare certi casi umani talmente ridicoli da rasentare il grottesco, anzi, diciamolo, è sulla pelle di quei poveri diavoli che tenta assolutamente di fare audience. Altrimenti, ad un garbato Gerry Scotti e ad una neutra Maria De Filippi non affiancherebbe il graffiante Zerbi, concepito e programmato per vestire i panni del cattivo strafottente (panni in cui si trova visibilmente a suo agio, comunque). Perché a prescindere da tutto, se io avessi il sentore di avere un talento fuori dal comune, potrei pure accettare di espormi al pubblico ludibrio in cambio di un cortese “No, grazie, non sei quello che cerchiamo, la tua esibizione non è di nostro gradimento, il tuo talento potrebbe essere meglio apprezzato da un altro tipo di spettatori”, ma all’idea che uno Zerbi percepisca un lauto stipendio per prendermi in giro quando io, grottesca o no, mi sono impegnata al massimo nella mia impresa… beh, no grazie. Forse ai fini dell’audience una mera critica costruttiva risulta troppo noiosa e pedante. Ci vuole per forza uno Zerbi o un suo clone (e perché non la Maionchi ?) che passi pesantemente sopra l’autostima del concorrente per tirare su gli ascolti. E questo non accade solo in trasmissioni come Italia’s got talent dove in effetti la bravura di chi si espone è talvolta opinabile, ma anche in programmi come “Amici” dove, a parte tutto, una certa preparazione di base ce l’hanno tutti i partecipanti. Uno potrà non essere “eccelso”, ma neppure così terribile. Nescio, ma di una cosa sono sicura: fintanto che in giro ci saranno giurie così politicamente scorrette, io me ne starò rintanata in casa, quale che sia il mio talento. E con il televisore spento.
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Anteprima di Un errore di gioventù
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Informazioni personali
- Elena Genero Santoro
- Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.
....e direi che la tv spenta è gia' un efficiente risultato. Da noi la tv funge da portaoggetti.....la si accende solo in funzione del grande schermo, quando da lì arrivano gli stimoli giusti e un apparecchio si rende necessario.
RispondiEliminaConcordo... mai come nell'ultimo anno il mio televisore, pur seminuovo, è rimasto spento... E ci siamo dati tutti proficuamente ad altre attività...
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