mercoledì 18 giugno 2014

Patrick - Principi Azzurro Sangue ovvero perché il vampiro fa la fortuna degli scrittori


L’articolo a seguire non è una vera e propria recensione, anche se lo spunto è stato indubbiamente tratto da un libro, l’ultimo che ho letto, che per me è stato una vera e propria rivelazione, c’è poco da dire. Il libro si intitola “Patrick – principi azzurro sangue” di Paola Gianinetto, edito da Emma Books.

Il libro mi è piaciuto per davvero, me lo sono bevuto d’un fiato. Oltretutto è  ben scritto, scorrevole, non troppo dark, che dal mio punto di vista è un aspetto a favore.  

Sarebbe un romance allo stato puro, se non fosse che i protagonisti, e in particolare, il protagonista maschile in assoluto, è un vampiro. Dunque si tratta di romance, ma anche di fantasy. E questo, ho capito, è un mix vincente, da cui, ecco, la mia rivelazione. L’ingrediente fantasy può rendere perfetto il romance.

E dopo Twilight, True Blood e altre cosucce così, il vampiro continua a mietere successi e ho capito il perché. È un personaggio straordinario quanto basta per poter diventare un principe azzurro senza destare sospetti.

Troppe volte infatti, nei romance puri, i protagonisti “umani” risultano stereotipati e gli eroi maschili sono uomini perfetti, senza macchia e senza paura, belli, arditi e passionali, ma assolutamente introvabili nel mondo reale, e questo, per una come me, è assai fastidioso.

Io infatti non ho mai potuto sopportare in letteratura il maschio impeccabile, perché non c’è. E il sogno, quando anche inizia, deve comunque partire da una base realistica, se il contesto descritto intorno è realistico. Parlando da scrittrice amante del sentimento, ho tentato di risolvere la faccenda ideando protagonisti maschili (uno su tutti, il mio Patrick Sartoris) belli e comprensivi quanto ogni donna potrebbe desiderare, ma comunque con alcune vistose pecche (un invalidante problema di salute e una ingente dipendenza da lavoro, nel mio caso). La conseguenza è stata che dal romance i miei romanzi hanno cominciato a convergere inevitabilmente verso il mainstream. Nulla di male, ma per un romance puro non è questa la soluzione.

Per fortuna qualcun’altra, in questo caso Paola Gianinetto, ci ha pensato e ha trovato un sistema più convincente.

Per chi come me ama il romance, sì, ma vorrebbe anche un contorno credibile, paradossalmente il vampiro, così palesemente incredibile, aggiusta tutto. Perché sapendo che il vampiro nella realtà non esiste, è possibile sognare a occhi aperti e immaginare senza difficoltà tutto ciò che lui incarna: l’uomo smisuratamente bello, tenebroso quanto basta, ma gentile, premuroso e appassionato e mai violento verso le donne. Si può trovare nella realtà un tipo così? Proprio no, anche se una ci spera sempre. Ma sapendo che si tratta di un vampiro, di una creatura mitologica, tutto è possibile e credibile. Ho scoperto l’acqua calda? Lo confesso, sono una lettrice onnivora e feroce, ma poco pratica di fantasy. E tuttavia, con un libro come questo, la lettrice bramosa di sentimento che è in me può godersi dalla prima all’ultima riga la relazione travagliata ma intensa e dolce del vampiro Patrick e della umana Anita, senza più porsi domande. Lui è l’uomo che tutte noi vorremmo, beata lei che lo ha incontrato.

E pensare che all’inizio ho scaricato il libro per mera curiosità, perché il protagonista si chiamava Patrick e mi ero domandata quanti punti in comune potesse avere col mio Patrick.

Ora posso dire che in qualcosa i due Patrick si assomigliano. Qualche affinità ce l’hanno. Hanno un viso perfetto (il mio Patrick non ha lo stesso fisicaccio, però), una gentilezza d’animo non comune e pure qualcosina da nascondere, in prima battuta; almeno inizialmente appaiono più cattivi di quello che sono. Incidentalmente, hanno una buona cultura e parlano correntemente italiano e inglese (il mio Patrick è un secchione italo-inglese, dunque bilingue, l’altro, il vampiro, è tuttologo). Poi si innamorano dell’eroina di turno e le rimangono fedeli in eterno, rispettandola come nessun egoista ordinario potrebbe mai fare. In fondo è questo che noi donne andiamo cercando, no? Un uomo comprensivo che ci voglia bene senza mai annoiarci.

Non un maschio violento e prepotente che ci fa perdere la testa e ci ripaga con egocentrismo e magari botte, vero? Perché poi c’è anche un altro genere di romance che ha per protagonisti degli stronzi assoluti dietro ai quali la protagonista femminile si danna per tutto il libro fino alla redenzione di uno dei due: o lei che lo manda a stendere (recuperando logica e amor proprio) o lui che magicamente si redime (finale incredibile, più incredibile del fantasy).

Ma non è questo il caso.

© Copyright Elena G. Santoro giugno 2014

martedì 17 giugno 2014

La bestia nel corpo dell'angelo

Autrice: Sheyla Bobba
Editore: SBC
Uscita: gennaio 2010
Disponibile in versione cartacea e ebook

C’è una sola cosa che non ho compreso del libro “La bestia nel corpo dell’angelo” di Sheyla Bobba: perché qualcuno l’ha odiato e criticato? Così sta scritto, proprio all’inizio, e sinceramente non ne vedo il motivo.
“La bestia nel corpo dell’angelo” racconta la Fibromialgia, malattia non mortale ma invalidante, anche se in Italia non è riconosciuta come tale, ne descrive dettagliatamente cause e sintomi. Ma questo libro non è un compendio di medicina, anzi, è la testimonianza della malattia vissuta dal punto di vista di chi ne porta il peso e da chi vuole, pretende di far sentire la propria voce. Pertanto l’elenco dei sintomi, quando presente, è funzionale a farne comprendere tutte le implicazioni, a spiegare a chi non sa, perché veramente non sa e non ha mai provato, cosa significa sentire male alle braccia e alle gambe costantemente, cosa vuol dire essere rallentati in tutto e fare il doppio della fatica per raggiungere i risultati che gli altri ottengono senza sforzo. Perché purtroppo è lì che si innesta il pregiudizio, è quando la gente crede che in fondo tu sia svogliata, o depressa, o lagnosa, che il tuo sia un problema “psicosomatico” e come tale assolutamente immaginario.  È quando ti chiede prestazioni che non sei in grado di fornire, oppure, al contrario, ti tratta pietosamente come una bambola di porcellana. È quando neanche i medici talvolta ti danno corda, perché non sono abbastanza aggiornati, perché sono convinti che i “veri malati” siano altri. Invece la Fibromialgia è qualcosa di reale e, a tutt’oggi, di scientificamente rilevabile, anche se lo stato ancora non  se n’è accorto. E quindi vorrei dire GRAZIE a Sheyla Bobba, per aver condiviso un pezzo della sua vita, per averci fatto assaggiare quanto il gesto più banale possa essere spossante per un malato di Fibromialgia, per averci fatto immedesimare nella sua quotidianità, e tutto ciò senza vittimismo anzi, al contrario, con grande grinta e coraggio. Sheyla Bobba ci parla di sé, del suo problema, lo dettaglia in tutti i risvolti, ma non si piange addosso. Ci informa e ci fa identificare con lei. Solo così possiamo comprendere, e non compatire.

© Copyright Elena G. Santoro giugno 2014

Un errore di gioventù

Un errore di gioventù
Futura è incinta per la seconda volta e a Patrick sembra che il loro mondo sia perfetto, ma una notizia dal passato potrebbe scombinare tutto. Patrick infatti viene contattato da una sua ex, Arlene, che gli confessa di avere una figlia quasi adolescente, che potrebbe essere sua. Lui però non ha il coraggio di rivelarlo alla moglie.

L'occasione di una vita

L'occasione di una vita
Tre donne, tre occasioni per cambiare la propria vita. A Londra Futura rimane inaspettatamente incinta, ma Patrick inizialmente non è disposto ad accettare l'idea di diventare padre. Tra i due conviventi scende a lungo il gelo, finché il ragazzo, intenerito dall'ecografia del piccolo, decide di rivedere le proprie posizioni. Non fa in tempo però a manifestare le sue intenzioni che Futura perde il bambino e in conseguenza di ciò decide di allontanarsi, non essendosi sentita sufficientemente amata e capita durante la pur breve gestazione. A Torino Massimo e Ljuda, sposati e con due bambini, si dividono tra lavori part-time e la gestione della Casa di Accoglienza, struttura che si occupa di ospitare donne vittime di violenza che tentano di rimettere insiemi i cocci della loro vita. Ljuda però non è felice, le pesa la perenne carenza di soldi e decide, senza il benestare del marito, di partecipare al Reality più famoso d'Italia, dove è stata scritturata come concorrente, per dare una svolta alla sua esistenza.

Perché ne sono innamorata

Perché ne sono innamorata
Quanti modi ci sono per innamorarsi? E quanti per esprimere l’amore? Come inizia una storia duratura? La sognatrice Manuela, l’introversa e concreta Futura, la tenace Ljuda e la rassegnata Martina sono alle prese, rispettivamente, ma non sempre biunivocamente, con un promesso sposo altrui e inaffidabile, un ragazzo affascinante ma affetto da una patologia genetica, un seminarista e un fidanzato arrogante e violento. Impareranno, a loro spese, a discernere le relazioni sane da quelle malate.

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Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.