Ci sono giorni in cui, per pochi attimi, il passato si mischia in modo assolutamente casuale con il presente e ci si trova, ad anni di distanza, in compagnia di persone con cui – Facebook permettendo – si erano persi i contatti. L’aspetto divertente è quando accade contemporaneamente con più persone del passato che si conoscevano tra di loro. Chiamiamole coincidenze. Chiamiamoli ponti spazio-temporali. Mi spiego meglio, con tre esempi.
Era il mio trentesimo compleanno, avevo organizzato una cena in un locale di Torino con una serie di amici ed avevo invitato anche una mia ex compagna di università che viveva e vive tuttora all’estero, che in quel momento era in Italia.
Era una serata strana, c’era il Papa Wojtyla che stava per morire, le televisioni come avvoltoi non aspettavano che di dare la notizia ed in effetti, mentre eravamo lì, l’hanno poi data, intanto che, contemporaneamente, un’altra mia amica mi sussurrava nell’orecchio che aveva appena appreso che presto suo padre sarebbe morto di cancro. E in effetti così sarebbe stato, qualche mese dopo.
Quand’ecco che all’improvviso spuntano dal nulla un altro paio di compagni dell’università, che io non vedevo da un buon lustro, uno dei quali era l’ex ragazzo di quella che vive all’estero.
E ci siamo ritrovati tutti lì, tutti insieme, in pochi metri quadri, come se ci fossimo dati appuntamento, come se cinque anni di vita ed esperienze non fossero mai trascorsi.
Il secondo ponte è più recente, quando poche settimane fa la stessa ex compagna che vive all’estero e un mio amico-ex-fidanzato mi hanno dato appuntamento nella stessa gelateria, lo stesso giorno e alla stessa ora, chiaramente all’insaputa l’uno dell’altra. E ci siamo trovati tutti e tre lì, ognuno di noi con prole al seguito, a contarcela di quanto è dura la vita. Già che c’era è sbucato dal nulla, con famiglia al seguito, un altro compagno di università che non vedevo da almeno otto anni.
Terzo ponte: Salone del Libro 2013, nella giornata di venerdì. Giornata intensa e piacevole di nuove conoscenze, tra cui una coppia di colleghi scrittori che appartiengono alla stessa mia casa editrice. Oltre a ciò incontro nell’ordine, e in momenti diversi, una compagna del liceo che non vedevo da vent’anni e che stava nello stand di fianco al mio, una ragazza con cui cantavo che non vedevo da altrettanti vent’anni e, per finire, il mio co-relatore della tesi di laurea. Cosa c’è di pazzesco in tutto ciò, salvo il piacere di un amarcord in questi incontri fortuiti? Nulla, se non che io ero in compagnia di una ragazza che ha fatto la tesi di master nella nostra azienda e di cui io sono stata il tutor. E in un secondo solo mi sono trovata in mezzo al passato (il professore) e al futuro (la mia amica borsista). E a lei, alla mia amica masterizzata, l’ho detto: “Lo vedi quel signore? Consideralo tuo nonno”.
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