Che l’Italia odi le famiglie è evidente. Le nascite non
vengono incentivate manco per niente e non si fa nulla per agevolare chi manifesta
questo assurdo desiderio di procreare. Come se uno facesse i figli per
capriccio. Come se i bambini di oggi non fossero le risorse di domani.
Come madre me ne accorgo e mi viene l’orticaria all’idea.
Ma anche la gravidanza non viene tutelata a dovere, secondo
me. O meglio, non viene rispettata. Non solo per quanto riguarda il posto di
lavoro, ma in generale.
Le donne incinte devono mettersi in testa di dovere essere
produttive come le donne non incinte. Mica che la società ci può perdere, no?
Il messaggio che viene fatto passare è: “La gravidanza è uno
stato fisiologico… “, dunque tutto come prima.
Beh. La gravidanza è sì uno stato fisiologico, ma
completamente alterato, che chiunque
dovrebbe gestirsi come si sente. Lavorando, se vuole e sta bene, o mettendosi a
letto, se non ce la fa.
Invece niente. Nessuno sconto. Durante la mia prima
gestazione ho avuto un tale senso di colpa per non riuscire a fare tutto bene
anche al lavoro che alla fine ho avuto conseguenze che potevano essere gravi.
Scema io. Al secondo giro me la sono
presa comoda ed è andato tutto meglio. Per fortuna ho potuto permettermelo e di
ciò ringrazio.
Eppure, dicevo, non ci sono sconti.
Sui pullman le donne incinte vengono fatte alzare, ormai.
Sia dai delinquenti, che dagli anziani. Il che non è normale, ma capita.
Alle casse dei supermercati, la gravidanza non dà più diritto
alla priorità. E che cavolo, provate voi a stare in piedi con sto pancione. Non
è che andare a comprare carciofi sia propriamente una scelta, uno svago. Bisogna pur
mangiare, no? Ma al momento di pagare, in fila come tutti gli altri.
Nelle ASL poi siamo arrivati alla follia. A Moncalieri per
fare gli esami del sangue si sta in coda per ore. “La facciamo passare per
prima solo se sta male”. Certo, perché se sto male, per festeggiare, mi faccio
togliere ancora un litro di sangue. Vengo un altro giorno, grazie.
A Santena, dove c’è una succursale di ASL piccina picciò,
aperta solo tre giorni a settimana, con un unico sportello, a quel punto
accalcatissimo, la priorità c’è! Col trucco, però. Le donne incinte e diabetici
passano per primi col numero prioritario, solo se si per primi presentano
esattamente tra le 7,30 e le 7,45 del
mattino. Dopo le 7,45 il biglietto prioritario viene tolto. P.S. Lo sportello
apre alle 7,30, ma dalle 6,00 ci sono già file di anziani scalpitanti pronti ad
arraffare il numero.
E nonostante ciò, gli anziani non prioritari scalpitano. Allargano le
braccia dicendo con rassegnazione: “Eh, dobbiamo dare la priorità”…. (ma se
potessimo, non lo faremmo mai.)
L’apoteosi l’abbiamo toccata al momento della curva
glicemica. Per i non esperti la curva glicemica è un esame che a metà
gravidanza è ormai una prassi, ed è rognosissimo. Ti fanno tre prelievi: il
primo a digiuno. Poi mandano il campione ad analizzare. Se, dopo un’ora, l’esito
che torna non evidenzia già un problema (e non si sa che cosa augurarsi) ti fanno
bere un beverone di glucosio nauseante, quindi, dopo un’ora il secondo prelievo
e dopo un’ulteriore ora il terzo. Il tutto senza poter mangiare né bere. Okay,
s’ha da fare e si fa. E si fa all’ospedale direttamente, al centro prelievi, perché
nelle ASL non lo possono gestire. Benissimo.
Arrivo per tempo e prendo il numero. Dopo di me, molti
altri, lì per i più svariati motivi. Ma il numero serve a poco. Passano prima
le priorità.
Subito ci sono i bambini. Per carità, vuoi mica fare
aspettare i bambini? No, certo. Poi
quelli che devono essere ricoverati. Ci mancherebbe. Possono attendere mezz’ora
in più? Ovviamente no. E poi? Ste donne
incinte le facciamo passare? No, prima i tamponi uretrali. Uomini fatti e
finiti, con la panza piena, che ci sono passati legalmente davanti. Ho anche litigato con uno che se n’è fregato
del numero e di tutto, ma c’è stato poco da fare. Maledetto. Spero almeno che l’addetto/a,
al momento buono, gli abbia fatto male. E le tre gestanti presenti per la curva
glicemica? Ultime. Così abbiamo fatto il primo prelievo alle 9,30 e siamo
uscite, spompate, alla mezza.
Che dire, quando pure le istituzioni se ne fregano, stiamo
lottando contro i mulini. Ma la sensibilità non è un’opinione.
Durante la prima gravidanza, quando ancora al Carrefour la
pancia dava diritto a qualcosa – io ero alla fine, quindi evidentemente incinta
– ci fu un’allegra famigliola che con molta grazia mi bypassò alla cassa senza fare una
piega.
Arrabbiata come una biscia, mollai il carrello a mio marito
e me ne andai in macchina in attesa del suo arrivo, tirando giù improperi e
santi dal paradiso. Si sa, noi donne incinte con gli ormoni ballerini… Seduta
sulla mia auto ferma, notai che di fronte a me stava una station wagon parcheggiata
coi piedi, tutta storta, che teneva due posti, compreso l’handicappato, ed
essendo la prima della fila non era messa così perché condizionata dall’auto
vicina: era stata lasciata in quel modo osceno proprio per incuria. Già che
avevo l’anima per traverso, presi un foglio, una penna e scrissi una serie di
rimostranze improponibili all’anonimo parcheggiatore, accusandolo di assoluta
mancanza di rispetto, ecc… e glielo ficcai
sotto il tergicristallo, tanto per ricercare un senso cosmico di giustizia.
La somma soddisfazione arrivò quando i proprietari della
station wagon storta uscirono dal supermercato. In quel momento realizzai che
erano esattamente i disgraziati che mi avevano superata alla cassa.
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