giovedì 20 febbraio 2014

Non posso vivere senza Facebook


Di ritorno dalla mia millesima trasferta di lavoro sono rientrata con l’influenza. Febbriciattola, un quintale di nausea, lo stomaco sottosopra, non vi dico il volo di ritorno. Era un mercoledì ed ero talmente sfatta e demotivata che mi sono detta: non ho voglia di fare niente, voglio solo starmene nel letto, per i fatti miei, a leggere e dormire. Non voglio nemmeno aprire Facebook fino a domenica!

E in effetti, il giorno dopo, il giovedì, così è stato. Ma al venerdì, che già stavo meglio, mi sono detta: magari una sbirciatina, poi torno fuori dal mondo. Ho aperto e trovato la richiesta di amicizia di un transessuale brasiliano, con tanto di mail che esordiva con: “Ciao Caro”. Ho immediatamente richiuso e mi sono rintanata nuovamente nel mio guscio casalingo, fiera della mia decisione.

Però, quando ho sbirciato nuovamente, in uno dei gruppi di cui faccio parte è comparsa la notizia della morte di una signora che conoscevo. Premetto che questo gruppo di Facebook è la ricomposizione “virtuale” di una comunità assolutamente reale, di cui facevo parte anni fa e che Facebook ha aiutato a ricostituire.

E che dire della giornalista che mi contattava per un’intervista sul mio nuovo libro?

E quindi mi sono arresa, e mi sono connessa di nuovo, perché in realtà non c’è separazione tra vita reale e vita virtuale, quando le persone con cui sei collegato su Facebook sono le stesse che ami, o le stesse con cui lavori. In fondo il motto di Facebook era: “ti aiuta a restare in contatto con le persone della tua vita”. Beh, direi che ha mantenuto la promessa.
 
Il che non significa non stare attenti alle truffe... :-)

© Copyright Elena G. Santoro Febbraio 2014

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