sabato 26 aprile 2014

Appello per Mahmud, bimbo siriano con malattia rara

Ciao a Te che leggi,
in questi giorni mi sono fatta prendere da una causa che mi sta molto a cuore e per cui vorrei fare qualcosa di concreto. C’è un bambino piccolo in Siria, si chiama Mahmud, che una mia amica ha adottato con il cuore, e che soffre di una malattia rarissima: è allergico al sole e ha delle dermatiti terribili. Vive con il cortisone e morfina, ma non ce la fa più. Abita in un campo profughi in condizioni climatiche disperate, difficili per chiunque, figuriamoci per lui. Per migliorare le sue condizioni di vita una soluzione ci sarebbe: l’acquisto di una tuta speciale, termica, per la quale è già stata raccolta la maggior parte della somma, ma non tutto. Per trovare altri fondi la mia amica  (Elisabetta Vittone) ed io abbiamo dato vita a un progetto: vogliamo autopubblicare su Amazon (o piattaforma simile) una serie di racconti il cui ricavato andrà INTERAMENTE a Mahmud. Io ne ho già scritto uno, ora però vorrei che ne arrivassero anche degli altri. Potrebbero essere fiabe per bambini come quello che ho scritto io (un volontario le illustrerà) oppure anche narrativa varia.

Il tema è: Insieme si può.
Lunghezza indicativa del racconto: 2-3 pagine.
Se pensi di avere qualche idea e un racconto che ci vuoi DONARE (perché di vero e proprio dono si tratta, ci sarà il tuo nome come autore ma niente di più, e non garantisco nulla su quello che sarà la diffusione, è un progetto sperimentale), puoi inviarmelo e ti dico grazie fin da ora.
Mi farebbe piacere riceverlo entro la fine di maggio 2014.
In alternativa, Elisabetta ed io stiamo anche cercando Fotografie o disegni sul tema “Insieme si può”.
Se conosci qualcuno che sia interessato e possa fornire il materiale giusto (scritto o fotografico), per favore giragli questo comunicato.


Per info e per invii scrivi a: insiemepermahmud@gmail.com
oppure a Elena Genero Santoro o Elisabetta Vittone su Facebook.
 
Qui c'è il link del gruppo su Facebook: Insieme per Mahmud

Grazie mille, ciao,
Elena Genero Santoro



mercoledì 23 aprile 2014

Another adventure in Brussels (November 2013): Black out in the hotel


I should be in Brussels, today, for another business trip, for another meeting. But I’m not. It’s holiday here, my company is close! YEAHHH!!! And I’m at home, handling my spring cleaning. I’m not sure it’s better. I miss Brussels, probably.

So, let me talk about a previous adventure in Brussels, last November, when I stayed for 3 days.

The first evening I requested the automatic alarm clock at the reception. Well, I’m fortunately early riser, so I woke up widely before 7 o’clock (the requested time). And I immediately noticed that something wasn’t working. I couldn’t switch on the light, no light at all. At the beginning I thought that I was my fault: the day before I had some problem with the electronic card that opened the door and allow me to switch on the light. But the problem was general and I verified this when at 7:20 an operator knocked on my door saying:

-          This is the alarm clock!

-          Oh, really?

-          There is a black out in the entire hotel.

And in fact the hallway was completely dark and not even emergency light was on.

I washed and got dressed using merely the emergency app present in my smartphone. The room was quite cold, because of the black out.

I opened the curtains but, you can imagine, the external light was not enough: I was in Brussels in the end of November. It’s dark, dark, dark.
 

Anyway, the major problem was reaching the reception. I was on the 4th or 5th floor and I had gone up by the elevator the evening before! I attempted to call the reception to ask them to help me, but the phone in my room was out of order (because of the black out).

I searched for an emergency stair, using just the light of my mobile phone, and finally I found it: it was completely dark! No emergency light on! Just the light of a skylight, but increasingly thinner as I went down. It was a nightmare! I thought: how is it possible? Am I not in a perfectly organized Nordic Country???

Anyway, I succeeded in my challenge and I reached the reception without tumbling down the stairs.

And when I opened the door, I saw this spectral sight:

 

 

The continental breakfast, included in my price, was not available, of course. So, I  went directly to the meeting.

And the day after? The day after no problem. The matter had been solved, meanwhile. Of course, I was in a well organized Nordic Country.

But after dinner my German colleagues invited me in an Irish pub. There was a football match and all they were following it on the screen present in the pub. England-Germany. I was forced to support Germany, that night. And Germany won, however. The center of Brussels was overcrowded, as you can see.

© Copyright Elena G. Santoro April 2014

lunedì 21 aprile 2014

Un errore di gioventù

Ed ecco a voi la mia fatica più recente, Un errore di gioventù, edito da 0111 Edizioni e disponibile sia come ebook che in versione cartacea.
Per farvi capire cosa questo libro significa per me, vi lascio le mie note a fine romanzo.
<<I fatti narrati e i personaggi descritti in questo libro sono frutto di fantasia. Ogni somiglianza con avvenimenti e persone reali è puramente casuale. I luoghi, ove citati e descritti, invece sono reali.
Luis Crawford invece non è mai esistito e il suo caso giudiziario non è ispirato ad alcun avvenimento specifico.

Tuttavia, dal 2002 al 2010 ho avuto la fortuna e l’onore di diventare amica di penna di Martin “Eddie” Grossman. Il nominativo di Eddie mi è stato fornito dalla persona di riferimento nella Comunità di Sant’Egidio, che da sempre lotta contro la pena di morte.


Eddie era un prigioniero nel braccio della morte in Florida e il 16 febbraio 2010 è stato ucciso. Non riesco a scrivere “giustiziato” perché dal mio punto di vista, una parola che ha lo stesso suono di “giustizia” con la pena capitale non c’entra proprio nulla. Questo libro è dedicato a lui. In ogni caso, la mia lunga corrispondenza con quest’uomo, iniziata con leggerezza undici anni fa, mi ha profondamente arricchito umanamente e mi ha radicato nella convinzione che i carcerati non sono dei “mostri” (per lo meno, non necessariamente) ma delle persone, spesso sole, in cerca di calore umano e di normalità e che l’applicazione della pena di morte, su cui si potrebbe discutere come concetto in sé, è effettuata con criteri quantomeno discutibili.

Attualmente sono in contatto con altri due condannati, che, sarà un caso, sono neri. Non voglio fare i loro nomi perché il loro iter giudiziario non è ancora concluso.

I miei tre corrispondenti (Eddie, più i due attuali) sono persone molto diverse tra di loro, ma tutte ugualmente gradevoli e motivate a vivere.

Tutto ciò che denuncio sulla questione (il razzismo, le condizioni di vita nel carcere, persino gli orari in cui vengono serviti i pasti e l’esecuzione di innocenti) è reale e documentabile.

La lettera che Mac riceve dal Governatore dell’Alabama è stata formulata sulla falsariga di quella che ricevetti io dal Governatore della Florida dopo aver scritto per chiedere la grazia per Eddie.

Il caso citato di Angel Diaz è reale.

Si ringrazia il Correctional Department di Atmore (Alabama) per le informazioni relative all’accesso al carcere da parte dei visitatori.>>
Qui di seguito tutti i link in cui ne parlo e i siti che si sono interessati a questa mia creazione (anzi, creatura).


Un errore di gioventù

Un errore di gioventù
Futura è incinta per la seconda volta e a Patrick sembra che il loro mondo sia perfetto, ma una notizia dal passato potrebbe scombinare tutto. Patrick infatti viene contattato da una sua ex, Arlene, che gli confessa di avere una figlia quasi adolescente, che potrebbe essere sua. Lui però non ha il coraggio di rivelarlo alla moglie.

L'occasione di una vita

L'occasione di una vita
Tre donne, tre occasioni per cambiare la propria vita. A Londra Futura rimane inaspettatamente incinta, ma Patrick inizialmente non è disposto ad accettare l'idea di diventare padre. Tra i due conviventi scende a lungo il gelo, finché il ragazzo, intenerito dall'ecografia del piccolo, decide di rivedere le proprie posizioni. Non fa in tempo però a manifestare le sue intenzioni che Futura perde il bambino e in conseguenza di ciò decide di allontanarsi, non essendosi sentita sufficientemente amata e capita durante la pur breve gestazione. A Torino Massimo e Ljuda, sposati e con due bambini, si dividono tra lavori part-time e la gestione della Casa di Accoglienza, struttura che si occupa di ospitare donne vittime di violenza che tentano di rimettere insiemi i cocci della loro vita. Ljuda però non è felice, le pesa la perenne carenza di soldi e decide, senza il benestare del marito, di partecipare al Reality più famoso d'Italia, dove è stata scritturata come concorrente, per dare una svolta alla sua esistenza.

Perché ne sono innamorata

Perché ne sono innamorata
Quanti modi ci sono per innamorarsi? E quanti per esprimere l’amore? Come inizia una storia duratura? La sognatrice Manuela, l’introversa e concreta Futura, la tenace Ljuda e la rassegnata Martina sono alle prese, rispettivamente, ma non sempre biunivocamente, con un promesso sposo altrui e inaffidabile, un ragazzo affascinante ma affetto da una patologia genetica, un seminarista e un fidanzato arrogante e violento. Impareranno, a loro spese, a discernere le relazioni sane da quelle malate.

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Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.