mercoledì 19 giugno 2013

Coming from and going to Frankfurt Airport


Travelling in a foreign country is always interesting. I’ve just come back from Frankfurt. I state in advance that I don’t know Germany very well, I’ve been just in Frankfurt airport and its surroundings a few times, but I think that also the airports are interesting. They are microcosms where you can find whatever.
 
I landed in the evening, so I decided to eat only a sandwich for dinner. I was tired, also speaking English was difficult to me – I don’t speak German at all – so I tried to express a very easy concept “Could you warm up that sandwich?”, but words didn’t come easy to me.

And then, the barman, getting my impasse, asked me:

“Where are you from? What language do you speak?”

“Italian!”

“Oh, well, what is the problem!?” – he told me in a perfect Italian. And starting from that moment our conversation went on in Italian.

“Are you Italian too?”

“No, I’m from Morocco”

“And you speak Italian!”

“Yes, I’ve learnt it here, in Germany, because I attended an Italian community”

Wow, I was surprised.

“And which other languages do you speak?” – I was so curious.

“Oh, well, I don’t know, let me say, French, of course, Arabic, Berbero" - (I'm not able to translate it, but it's the local and most original language in Morocco), -  "Spanish, German… and a bit of English, but no, I don’t like English very much, England is so distant from me and from my culture….”
 
“What are you saying? You speak English better than me!!”

I went away thinking that in Germany a barman speaks 6 languages, whereas in Italy you are cool if your English level is a low-intermediate.
The problem is that Italian companies demand their applicants speak English very well, if they strive for good positions (and even not), but few applicants is able to guarantee this. Is this the reason why there is the crisis? Is it due to insufficient knowledge of foreign languages?
The Italians, how strange are they.

And then, I had to go to my business meeting, the morning after.  So I took a taxi.
The Germans, how strange are they. So tidy, so respectful of the rules, but in their highways they have no speed limits, they drive in a foolish and wild way.
I’m still alive, fortunately.

At the end of the meeting I took a taxi again, sharing it with two colleagues who belong to other companies. All we talked to the driver in English, of course, because none of us spoke German. As long as we discovered that the cabby was 100% Italian. He was an immigrant. Who, obviously, spoke both German and English, of course. Wonderful!

Taxi drivers are often immigrants, abroad. In Belgium, UK and Germany, at least. And they speak at least 3 languages. In Italy, if they aren’t immigrants, they speak just their dialect. But, in fact, I hardly ever take a taxi in Italy.

And finally I arrived at the airport again. I immediately went to the toilet to put on my gym shoes instead of my elegant ones. What a sensation of freedom!
It was a very hot day and my feet hurt. I refreshed my face.
Close to me, a Muslim girl was doing the same. She was pouring her face, her arms, her hair. She smiled. At the end, she wore her black burqa again, you could have seen just her eyes, and she went out, silently.

 

domenica 19 maggio 2013

Ponti spazio-temporali

Ci sono giorni in cui, per pochi attimi, il passato si mischia in modo assolutamente casuale con il presente e ci si trova, ad anni di distanza, in compagnia di persone con cui – Facebook permettendo – si erano persi i contatti. L’aspetto divertente è quando accade contemporaneamente con più persone del passato che si conoscevano tra di loro. Chiamiamole coincidenze. Chiamiamoli ponti spazio-temporali. Mi spiego meglio, con tre esempi.
Era il mio trentesimo compleanno, avevo organizzato una cena in un locale di Torino con una serie di amici ed avevo invitato anche una mia ex compagna di università che viveva e vive tuttora all’estero, che in quel momento era in Italia.
Era una serata strana, c’era il Papa Wojtyla che stava per morire, le televisioni come avvoltoi non aspettavano che di dare la notizia ed in effetti, mentre eravamo lì, l’hanno poi data, intanto che, contemporaneamente, un’altra mia amica mi sussurrava nell’orecchio che aveva appena appreso che presto suo padre sarebbe morto di cancro. E in effetti così sarebbe stato, qualche mese dopo.
Quand’ecco che all’improvviso spuntano dal nulla un altro paio di compagni dell’università, che io non vedevo da un buon lustro, uno dei quali era l’ex ragazzo di quella che vive all’estero.
E ci siamo ritrovati tutti lì, tutti insieme, in pochi metri quadri, come se ci fossimo dati appuntamento, come se cinque anni di vita ed esperienze non fossero mai trascorsi.
Il secondo ponte è più recente, quando poche settimane fa la stessa ex compagna che vive all’estero e un mio amico-ex-fidanzato mi hanno dato appuntamento nella stessa gelateria, lo stesso giorno e alla stessa ora, chiaramente all’insaputa l’uno dell’altra. E ci siamo trovati tutti e tre lì, ognuno di noi con prole al seguito, a contarcela di quanto è dura la vita. Già che c’era è sbucato dal nulla, con famiglia al seguito, un altro compagno di università che non vedevo da almeno otto anni.
Terzo ponte: Salone del Libro 2013, nella giornata di venerdì. Giornata intensa e piacevole di nuove conoscenze, tra cui una coppia di colleghi scrittori che appartiengono alla stessa mia casa editrice. Oltre a ciò incontro nell’ordine, e in momenti diversi, una compagna del liceo che non vedevo da vent’anni e che stava nello stand di fianco al mio, una ragazza con cui cantavo che non vedevo da altrettanti vent’anni e, per finire, il mio co-relatore della tesi di laurea. Cosa c’è di pazzesco in tutto ciò, salvo il piacere di un amarcord in questi incontri fortuiti? Nulla, se non che io ero in compagnia di una ragazza che ha fatto la tesi di master nella nostra azienda e di cui io sono stata il tutor. E in un secondo solo mi sono trovata in mezzo al passato (il professore) e al futuro (la mia amica borsista). E a lei, alla mia amica masterizzata, l’ho detto: “Lo vedi quel signore? Consideralo tuo nonno”.

venerdì 10 maggio 2013

Toro-Juve 1-1, apart from the derby result.

Some months ago I virtually met (on Conversation Exchange) a Danish guy who had fallen in love with Turin and with Juventus Club and had decided to leave Denmark in order to move  to Turin. I don’t know if, meanwhile, he had found the flat he was seeking, and in general if he succeeded in his aim, if he found the apartment of his dreams,  or if he came back to Denmark – living in Italy is hard, just the Italians get by in it, and not always. But – I thought, it was a curious case. Probably Juventus is worth it.

Some days ago I went to Bruxelles due to one of my business trips, and at the gate in Turin Caselle airport I was alone. I was wondering if that was the right gate-time-day-airport, when another passenger (in total we were 5 people on that airplane), came to me and started to chat. He spoke a fluent Italian (but also a fluent English, French, German and Sweden), he had come from Norway, he was going back after a week in Turin. The reason why he had spent the last week in Turin was linked to football: he was a TORO fan, he was at the stadium during last derby.

Well, life is incredible, Juventus collects its fans from Denmark, Torino Calcio directly from Norway. Wonderful. Conclusion: Juve - Toro 1-1, apart from the derby result. J

giovedì 18 aprile 2013

Evasori abroad

Poi non si dica che gli italiani sono gli unici evasori di tasse, perché giuro non è così.
Vi racconto questa.
Per quanto poco mi piaccia lasciare soldi abroad, con la crisi che abbiamo in Italia, ogni anno, quando sono al mare, faccio un saltino in Francia (a Nizza) e vado a rifornirmi di medicinali omeopatici per tutta la famiglia. Chissà perché, lì costano da un mezzo a un terzo di quanto vengono da noi.Così lo scorso agosto, ho fatto rifornimento per la seconda volta nella stessa farmacia e sono uscita talmente carica di borse che a momenti i gestori mi srotolavano il tappeto rosso. Mi hanno riempito di campioncini e gadget e hanno persino regalato una simil-barbie a mia figlia.
Prima che li lasciassi per rimpatriare, mi hanno spiegato, in modo molto friendly, che, contattandoli via mail, avrei potuto anche fare un ordine online. Bastava scrivere l’elenco dei desiderata, attendere che mi formulassero il preventivo e, avvenuto il pagamento con la carta di credito, loro avrebbero provveduto a spedire il pacco.
Così un paio di settimane fa, verificato che con gli omeopatici ero quasi alla frutta (mamma mia che stagione quest’anno… influenza pressoché perenne), mi sono decisa e ho scritto la mia bella mail con l’ordine.Mi hanno risposto in breve con un’unica cifra complessiva, senza scorporarla in voci, e questo mi è piaciuto poco. Ma considerando che in Italia avrei speso comunque di più, alla fine ho accettato e pagato.
Il pacco è arrivato. Tutto perfetto, non mancava niente. Beh, non c’era neanche un campioncino omaggio dentro, ma non formalizziamoci.
Solo che, - ho controllato e ricontrollato, - qualcosa non quadrava. Non c’era traccia di scontrino, né di fattura.  E pensare che nella mail avevo indicato il mio codice fiscale a caratteri cubitali. Se non altro perché avrei piacere di scalarmi la quota dal 730, l’anno prossimo…
Morale: ho scritto una nuova mail. Ho richiesto lo scontrino esplicitamente, ripetendo il mio codice fiscale. Sono passati alcuni giorni e non è successo nulla. Nessun contatto. Nessuno scontrino. Nessuna fattura. Tutti spariti. Alla faccia della nostra friendship.
Sedotta e abbandonata.
Non ho idea di come loro, in Francia, riusciranno (se riusciranno) a giustificare il mio trasferimento di denaro presso le loro casse, né la cosa mi cale.
Ma che non si dica che solo gli italiani sono imbroglioni perché oggi prendo a sberle qualcuno.
Per fortuna Nizza è strapiena di farmacie.

sabato 16 febbraio 2013

A girl and a boy

You gave birth to a girl. She’s nice, pretty and cute. She’s the most beautiful princess you’ve ever seen in your life. She grows up, and she’s your pride: she’s diligent, she’s obedient, and the other parents envy you. She took a degree, she’s socially active, she fights against domestic violence. But one day she met a violent man, who beats up her, who kills her and you, her parent, get desperated, and  you wonder which is your mistake, why you couldn’t defend her, why you couldn’t teach her to defend herself.

You gave birth to a boy. He’s cute, he’s nice. He’s dynamic, vivacious, just a bit exuberant. He practice a lot of sport and physical activities, and this is the reason why he’ your pride, but  exercising  is not enough for him, because he’s still restless and polemic and argumentative, he thinks he’s different from the other boys, so he often argues with other guys and also with his girlfriend: he just argues, he states; he beats up her, his girlfriend says. But one day he exceeds the limits, he’s probably got drunk, but he suddenly kills his girlfriend. And you, his parent, get desperated,  and you wonder which is your mistake, why you couldn’t stop him,  why you couldn’t avoid such a monstrosity, why you couldn’t defend him by himself.

As  a mother, I wonder: is there  an educational path good enough to avoid that our children become another Reeva Steenkamp and another Oscar Pistorius?

(Yes, before any trial, I personally assume O.P. is guilty).

Ti voterò perchè... 20 motivi per votare (o non votare) Berlusconi


Un po’ di tempo fa, alla fine di gennaio, ho pubblicato un post su Facebook che suonava così:
“Io però, giuro, sono veramente curiosa di capire, per cui, vi prego, spiegatemi: voi che voterete Berlusconi, e che vi infastidite ogni volta che lo critico, per cortesia, mi dite perché lo fate? Davvero, non capisco cosa ve ne viene, quale vantaggio pensiate che un uomo del genere possa portare a voi e all'Italia intera. Ditemelo, perché continuo a permanere nel dubbio. Anni fa chi lo votava poteva ancora pensare: "E' un imprenditore abile, se sarà così abile anche con lo Stato Italiano, farà cosa fantastiche". Ma ora ha dimostrato che è buono solo a farsi i fatti suoi, e che mette gente incompetente in posizioni di rilievo. Quali prove sono ancora necessarie per dargli una pedata definitivamente?? Per cui, ve lo chiedo con molta sincerità: quali sono le sue promesse a cui vi fa piacere credere? Perché lo voterete ancora? Per l'ideologia di (centro)destra che lui dice di rappresentare? E' perché è sempre stato dalla parte degli imprenditori? è perché vuole togliere l'IMU? è perché ammirate lui come persona, che, nonostante tutte le vicissitudini, non ha perso smalto? Io spero che qualcuno mi risponda, perché in caso contrario dedurrò che nessuno lo voterà, o, come sempre si verifica, in molti lo voteranno ma non avranno mai il coraggio di dirlo”.
E infatti, come volevasi dimostrare, al mio post è seguita una standing ovation da parte degli anti-Berlu e il silenzio totale da parte dei pro-Berlu.
L’alternativa è che tutti i miei contatti siano anti-Berlu, il che sarebbe auspicabile ma non è così.
E allora, caro Berlu, ci ho provato io a capire perché qualcuno ti voterà ancora. Ho cercato di immedesimarmi nel cervello e nel portafoglio dei tuoi fan e sono giunta alle seguenti conclusioni:
Caro Silvio B., nel buio della mia urna, pregando perché tu esca un’altra volta, ti voterò perché:
1.       Perché sono un piccolo imprenditore/libero professionista e tu da sempre  sei il mio santo protettore.
2.       Perché hai promesso che restituirai l'IMU e un sacco di altre cose.
3.       Perché ti conosco personalmente e mi hai fatto un favore.
4.       Perché ti conosco personalmente e mi hai promesso un favore.
5.       Perché sono un comico e non voglio rischiare di rimanere senza lavoro (chi sfotto, poi, sennò?)
6.       Perché stai con la Lega e io non voglio  terroni ed extracomunitari al Nord.
7.       Perché a me dei diritti civili dei gay non me ne importa un fico secco, anzi, al rogo i gay che sono contro natura.
8.       Perché ce le avessi io le donne che hai tu…
9.       Perché sono una escort e devo continuare a lavorare.
10.   Perché il Duce in fondo non era così male.
11.   Perché i comunisti, si sa, mangiano i bambini.
12.   Perché ce ne fossero di uomini come te che a quasi ottant’anni si svegliano tutte le mattine per andare a lavorare.
13.   Perché ce li avessi io i soldi che hai tu.
14.   Perché ce l’avessi io il fascino che hai tu.
15.   Perché hai comprato Balotelli.
16.   Perché per Canale 5 non si paga il canone.
17.   Perché Mediaset è un’azienda che va bene.
18.   Perché la tua vita privata non c’entra proprio nulla con la tua vita pubblica.
19.   Perché nei dibattiti in tv le tue argomentazioni sono sempre le più convincenti e l’Italia è indubbiamente in vacca per colpa dei comunisti.
20.   Perché i sogni e il fumo che vendi sono sempre meglio della cruda realtà in cui ci troviamo.
A tutti quelli che per queste od altre fantasiose motivazioni vorranno andare a votare Silvio Berlusconi alle prossime elezioni auguro un attacco di dissenteria ininterrotto che neanche l’Imodium possa ovviare.
An explanation for my non Italian followers: be sure, this was an article against Mr. Bunga Bunga Berlusconi. I never voted him and I’ll never do it.

giovedì 25 ottobre 2012

50 sfumature di noia

Ed ecco qua, non potevo esimermi. Se aspettavo ancora un po’, poi passava di moda. Quindi veniamo al dunque: la mia personale recensione di “Cinquanta sfumature di grigio”.
Ebbenesì, l’ho letto anch’io. Il primo, per lo meno, e direi che può bastare. Ci ho messo due mesi, a fatica, nel frattempo ho divorato altro, ma avevo programmato di farlo e ho concluso l’operazione. Ma ero troppo curiosa di scoprire il segreto del successo di questo caso letterario. Chissà se l'ho capito.

Vorrei iniziare il mio resoconto con un complimento: riempire 549 pagine con il nulla non è da tutti. Bisogna essere dei geni, e la signora EL James indubbiamente lo è. Ma io i successivi non li compro, e non sono interessata a leggerli nemmeno se me li regalano. L’autrice ha raggruppato insieme un’accozzaglia di luoghi comuni che tirano, et voilà, il successone è servito. Lui, il controverso Christian Grey: strafighissimo, miliardario, con il mondo ai suoi piedi, ma assolutamente tormentato (e vivi tranquillo, no?), e con il vizietto del sado-maso. Lei, la moderna Cenerentola Anastasia Steele, detta Ana: gnocca quanto basta, un po’ imbranata e, inizialmente, pure vergine. Dal punto di vista della credibilità dei protagonisti, proprio non ci siamo. Ma per chi ama gli Harmony al peperoncino, direi che siamo a cavallo. Gli ingredienti sono quelli giusti. Gli altri personaggi sono praticamente inesistenti, quindi 549 pagine tutte con loro due, solo loro due, sempre loro due, che si amano e che, nove pagine su dieci, consumano appaganti rapporti sessuali, ovviamente con delle performance strabilianti. Il che, se letto dalle giovani menti, può essere fuorviante assai.

Qualcuno ha attaccato la trilogia dicendo che come opera letteraria non è un granché, perché l’autrice usa sempre le stesse parole: “mugugnò, gemette”. Anche qui prendo a spada tratta le difese della signora EL James: i suoi protagonisti fanno sesso da inizio a fine libro, provate voi a sbizzarrirvi di sinonimi di “mugugnò” e “gemette”. Mica semplice, no?

Le descrizioni erotiche, spezziamo un’altra lancia, sono molto esplicite, ma non volgari e chi si scandalizza secondo me sbaglia. Il problema è che le scene di sesso presentate tengono i due terzi del libro e tolgono spazio agli altri avvenimenti, quasi inesistenti.
Al che uno pensa: leggo tutto nei dettagli, almeno imparo qualcosa. Un’autrice che riempie centinaia di pagine con orgasmi sensazionali, tutto sommato potrà aprirmi mondi nuovi e sconosciuti. Macché. La casalinga media è già perfettamente erudita in materia e tutte le perversioni sessuali prospettate all’inizio in realtà sono giochetti.  Dunque, delusione anche per chi cercava l’hard estremo.

Eppure questo libro è piaciuto ai più. Anzi, alle più. Ha permesso a molte di sognare. Sarà perché Christian non perde di vista Ana neppure per un attimo, la porta al centro del suo universo e lì la lascia per omnia secula seculorum amen. Sarà perché è tutto esagerato. Lui non è ricco, è straricco, multimiliardario. La prima volta che la va a prendere le dà un passaggio in elicottero. Normale, no? Anche vostro marito, la prima volta, vi ha portato in elicottero, giusto? Immagino sia successo più o meno a tutte. Mi figuro già mia figlia, tra qualche anno: “Mamma, Marco passa a prendermi alle otto”. “In motorino, cara?” – dico io rimembrando i ragazzetti scalcinati che giravano a suo tempo intorno a casa mia  -  “No, Ma’, come ti viene? In elicottero”.

Comunque, non è il genere di fiaba che fa per me. Personalmente ho bisogno di identificarmi maggiormente nei personaggi e nelle situazioni, e questo polpettone di migliaia di pagine di quadretti improbabili non appaga il mio bisogno di un lieto fine insperato in un mondo imperfetto.
E poi il lieto fine nel primo libro non c’è (ma state tranquilli, mi dicono che in seguito vivranno felici e contenti e metteranno pure su famiglia).
Anastasia, stufa della necessità di Christian di “punirla” in caso di disobbedienza, lo pianta in asso, seppure a malincuore, attendendo che lui cambi (altro aspetto incredibile, che un uomo cambi) e che diventi un agnellino per amore suo (il che accadrà nei libri successivi), e devo dire che questa impennata di dignità personale, con cui il miliardario pervertito si scontra a momenti alterni durante tutta la narrazione, è l’unico aspetto che mi è piaciuto di tutto il libro. 

Un errore di gioventù

Un errore di gioventù
Futura è incinta per la seconda volta e a Patrick sembra che il loro mondo sia perfetto, ma una notizia dal passato potrebbe scombinare tutto. Patrick infatti viene contattato da una sua ex, Arlene, che gli confessa di avere una figlia quasi adolescente, che potrebbe essere sua. Lui però non ha il coraggio di rivelarlo alla moglie.

L'occasione di una vita

L'occasione di una vita
Tre donne, tre occasioni per cambiare la propria vita. A Londra Futura rimane inaspettatamente incinta, ma Patrick inizialmente non è disposto ad accettare l'idea di diventare padre. Tra i due conviventi scende a lungo il gelo, finché il ragazzo, intenerito dall'ecografia del piccolo, decide di rivedere le proprie posizioni. Non fa in tempo però a manifestare le sue intenzioni che Futura perde il bambino e in conseguenza di ciò decide di allontanarsi, non essendosi sentita sufficientemente amata e capita durante la pur breve gestazione. A Torino Massimo e Ljuda, sposati e con due bambini, si dividono tra lavori part-time e la gestione della Casa di Accoglienza, struttura che si occupa di ospitare donne vittime di violenza che tentano di rimettere insiemi i cocci della loro vita. Ljuda però non è felice, le pesa la perenne carenza di soldi e decide, senza il benestare del marito, di partecipare al Reality più famoso d'Italia, dove è stata scritturata come concorrente, per dare una svolta alla sua esistenza.

Perché ne sono innamorata

Perché ne sono innamorata
Quanti modi ci sono per innamorarsi? E quanti per esprimere l’amore? Come inizia una storia duratura? La sognatrice Manuela, l’introversa e concreta Futura, la tenace Ljuda e la rassegnata Martina sono alle prese, rispettivamente, ma non sempre biunivocamente, con un promesso sposo altrui e inaffidabile, un ragazzo affascinante ma affetto da una patologia genetica, un seminarista e un fidanzato arrogante e violento. Impareranno, a loro spese, a discernere le relazioni sane da quelle malate.

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Sono nata a Torino nel 1975 dove ancora risiedo e lavoro. Ho pubblicato qualche romanzo e ogni tanto condivido sul blog i miei pensieri.